domenica 18 dicembre 2011

Pubblichiamo un articolo tratto dal numero appena uscito dando la possibilità ai lettori di esporre le loro considerazioni ed i loro punti di vista.

La “via” del progresso (?!)

Nei mesi scorsi il Comune ha conferito l’incarico per il progetto preliminare di realizzazione di una strada agro-silvo-pastorale che colleghi l’abitato di Premana con l’alpeggio di Premaniga - Il fatto ha dato luogo ad un vivace dibattito in redazione del quale ci sembra interessante dare conto.

* * *

Si può essere d’accordo sull’utilità di una strada di servizio alle aree boschive e prative comunali e private per consentire ai privati l’accessibilità con mezzi agricoli, onde promuovere la conduzione dei fondi e il recupero eventuale di terreni abbandonati. Crediamo infatti si debbano incentivare le attività agricole e pastorali, anche se marginali, come pure il trasporto della legna e proprio in funzione della salvaguardia del territorio.

Vada dunque per una strada di servizio (già programmata da decenni), che, senza danneggiare la viabilità esistente, raggiunga la zona Mosnìich/Domànt; ma risulta più difficile trovare una motivazione accettabile per prevedere il tracciato fino all’alpe Premaniga.

Si fa notare innanzitutto che la mulattiera esistente, unitamente a quelle che raggiungono altri lööch, sono tra le poche conservatesi fino ai nostri giorni, grazie al lavoro e alla passione di pochi volonterosi, e costituisce un patrimonio di storia, cultura e natura non solo per noi premanesi (che forse neppure ci badiamo) ma per tutto l’arco alpino. Manufatti secolari creati ad arte in anni di lavoro e fatiche dai nostri avi, chilometri di “risciööl” da tutelare e valorizzare come itinerari escursionistici e museali.

Ma a parte questo, la realizzazione di una alternativa di accesso fino all’alpe, non è necessaria, né per il trasporto di materiale e viveri né per l’attività pastorale, né per lo sfruttamento del bosco comunale troppo povero e lontano dal paese. La teleferica esistente, opportunamente adeguata alle normative, integrata, se occorre, dal trasporto via elicottero, sopperisce ampiamente alla strada e senza alcun impatto ambientale.

Essa crea invece diversi effetti negativi.

In primo luogo la sostituzione di un tracciato ben tenuto (per una sana e piacevolissima passeggiata), con una strada costosa che - per accedere con mezzi motorizzati, inquinanti e rumorosi - finirebbe per monopolizzare le spese di manutenzione.

E poi chiediamoci: l’alpeggio di Premaniga servito da una strada si valorizza o ci perde? Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti anche nel nostro Comune... Vogliamo ridurre tutto il nostro territorio ad un grande luna park? Sarebbe la rovina di Premana e dei premanesi...

Che scopo ha raggiungere velocemente degli alpeggi, fruiti da noi premanesi e potenzialmente inadatti alla fruizione da parte di grosse mandrie, con mezzi motorizzati a due tre, quattro ruote? Siamo diventati pigri a tal punto di evitare una camminata di un’ora con lo zaino in spalla, perdendo il gusto di andare in montagna?

Non è invece il caso di conservare e proteggere il nostro fragile ambiente e promuoverlo per quello che è? La sua ricchezza potenziale non sta nella concorrenza ad un certo tipo di “montagna antropizzata”, ma nella conservazione di ciò che ne fa un “caso” interessante, una originalità.

Ebbene l’originalità di Premanighe (possiamo aggiungere altri alpeggi) e anche il suo richiamo turistico, se così vogliamo dire, sta proprio nella sua essenza attuale, nella soddisfazione di poter ancora monticare qualche bestia, nella sua pace, nella sua alterità rispetto al nostro vivere quotidiano e non sta certo nel grave impatto ambientale di una strada appena tracciata: ferita sempre aperta; non sta nel rumore di mezzi che vanno e vengono o nel posteggio di mezzi di ogni genere che faranno ipotetica corona al nucleo abitativo...

C’è chi in Redazione sostiene che è giusto adeguarsi ai tempi, ai mezzi attuali, alle comodità; c’è chi sostiene che la strada, (ben utilizzata, precisano) agevolerebbe il mantenimento degli alpeggi stessi... che comunque non creerebbe danno...

È giustissimo ascoltare e dare spazio ad ogni opinione. Proprio per questo, volendo coinvolgere nel dibattito anche i nostri lettori, ampliamo opportunamente il discorso concludendo con una serie di domande preliminari dalle quali nessuno può prescindere (ne il Comune, ne i pro, ne i contro).

- Quali sono le effettive priorità per il nostro comune? Prendiamo la penna in mano e stendiamo un elenco (magari a partire dal risanamento di certe zone indecenti attorno all’abitato, dalla promozione del risanamento del centro paese...). Si sono spesi € 500.000 per il parco al museo, si sono spesi € 100.000 per la piazza, con le relative polemiche, si sono spesi... Sarebbe bello leggere qualche volta un chiaro consuntivo su cui riflettere da parte di tutti per valutare, alla luce dell’elenco che avremo steso, l’opportunità e la congruità di certi interventi effettuati.

- Le strade hanno un notevole costo di costruzione e poi uno di manutenzione che andrà a scapito della conservazione delle opere esistenti e sarà ben più oneroso di quello attuale. Si fanno questi conti?

- Una strada, tracciata con i criteri che abbiamo sott’occhio, è una ferita lunga chilometri sui i fianchi della montagna, un danno estetico duraturo, una ulteriore rovina di fondi magari ancora ben tenuti, una ferita che si rimarginerà col tempo, ma che può essere in qualche punto la causa di dissesti difficilmente prevedibili, anche perché i controlli preliminari delle possibili conseguenze sono relativi. Si tiene conto di tutto questo?

- L’esperienza ci insegna che i nostri alpeggi, (almeno Deleguàc, Piancalàde, Promanìghe, Cavreècol, Fraìne, Barconscéi, Ciarìin), sia come luoghi di monticazione di bestie che come luoghi di ferie, non sono stati salvati dalle strade, ma dall’attaccamento delle persone al territorio. Torniamo a Premaniga. L’alpeggio è ormai totalmente ristrutturato. Quali sarebbero in definitiva i vantaggi di una strada che giungesse fin lassù? Il rombo di motorette che fanno la gincana? O l’hobby di quelli che fuori dalla loro casetta vogliono sempre parcheggiare, a quai manére, la jeep?

- Ben vengano le cosiddette strade di servizio e lo confermiamo. Ma quelle strade di servizio, quando ci sono, perché non sono gestite come dio comanda anche a Premana come già si fa in altri luoghi, per esempio in Valtellina, in Valfurva, nel Trentino, ecc.? Perché qui èle corte bandìde?

Qui van bene tutti gli orari, van bene tutti i mezzi, van bene tutte le stagioni... Neppure le strade non finite hanno l’accesso bloccato... Neppure le strade selciate esistenti sono interdette a motociclisti distruttori... Si fa così a promuovere il turismo? Che cosa aspettiamo per decidere una regolamentazione rigorosa? Che ci scappi il morto?

Concludendo non è il caso di essere fanatici ambientalisti, ma cittadini concreti e preoccupati di ridurre all’indispensabile certi interventi sul territorio e che domandano un rigoroso rispetto (si anche con multe salate ben più di quelle per sosta vietata e proprio per una questione di equità) delle disposizioni che devono regolare la fruizione di queste strade.

Che ne dite voi amici lettori? Si tratta di decidere tra uno sviluppo sostenibile e un modello egoistico e affamato di comodità che rischia di compromettere il futuro delle prossime generazioni per assecondare la filosofia consumista dell’ ”usa e getta”. O no?

La Redazione

- Le strade hanno un notevole costo di costruzione e poi uno di manutenzione che andrà a scapito della conservazione delle opere esistenti e sarà ben più oneroso di quello attuale. Si fanno questi conti?

sabato 2 aprile 2011

Presentazione dell'ultima opera di Antonio Bellati


ÓL LORÉNZ DI TRAMAÌIN E LA LÜZÌE DI MONDÉI
SPÜÜS PROMETŰÜ
di Antonio Bellati
Edizioni Il Corno




Il 24 marzo 2011 è stato presentato alla stampa il volume di cui sopra: una traduzione in endecasillabi sciolti (oltre quindicimila) de I promessi sposi di Alessandro Manzoni, illustrato con 52 tavole a colori e numerosi disegni del noto artista Giancarlo Vitali di Bellano e completato da un DVD con la lettura completa del testo da parte di lettori di madrelingua (durata 17 ore).


Vedi depliant illustrativo


Modalità di acquisto a distanza del volume
Inviare richiesta via mail a ilcorno@tin.it
Pagamento contrassegno: € 30 + spese
Pagamento tramite bonifico su BCC della Valsassina
IBAN IT02L0707151710 00000000 2277 € 38 spese postali comprese


Clicca qui se vuoi leggere le prefazioni al volume del Presidente del Centro Nazionale Studi Manzoniani Prof. Angelo Stella e del Presidente dell’IDEVV (Istituto di Dialettologia ed Etnografia di Valtellina e Valchiavenna) Prof. Don Remo Bracchi.
Si riporta pure la premessa dell’autore.


Giancarlo Vitali per don Rodrigo morente

Guarda altre opere di Giancarlo Vitali pubblicate sul libro



lunedì 7 febbraio 2011

ÓL LORÉNZ DI TRAMAÌIN E LA LÜZÌE DI MONDÉI SPÜÜS PROMETÜÜ

Carissimi ed affezionati lettori,

Il Corno continua la serie delle sue pubblicazioni. Dopo OLTRE LE PIETRE - CA E CASINEL - VIT DE QUAI SORT – DIZIONARIO DIALETTALE ED ETNOGRAFICO, vede la pubblicazione in un bel volume di 320 pagine, formato cm 21x29:
ÓL LORÉNZ DI TRAMAÌIN E LA LÜZÌE DI MONDÉI SPÜÜS PROMETÜÜ
Cioè I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni tradotti in dialetto premanese; si tratta dell’intero romanzo manzoniano suddiviso in 154 episodi, tutti in endecasillabi sciolti, per un totale di oltre 15.000 versi.
Il volume, apprezzato pure dal Centro Nazionale di Studi Manzoniani di Milano (la massima autorità per quanto riguarda lo studio del Manzoni e della sua opera), sarà impreziosito da oltre cinquanta suggestioni pittoriche dell’artista bellanese GIANCARLO VITALI noto non solamente in campo nazionale, ma in campo europeo.
Questo risultato, per noi insperabile, (ringraziamo calorosamente e pubblicamente Gianfranco Vitali), fa sì che il volume assuma un carattere, vorremmo dire, quasi unico nel campo delle pubblicazioni relative al Manzoni; infatti, come ben detto da Remo Bracchi nella sua prefazione al volume, si tratta di una riproposizione con nuovi linguaggi, il dialetto e la pittura, dell’opera manzoniana, ottimamente condotta e con risultati eccellenti.
Il volume sarà inoltre completato da un DVD con incisa la lettura di tutta l’opera da parte di lettori premanesi (oltre 15 ore di recita in dialetto).
Conosceremo più a fondo ed impareremo ad apprezzare un artista “nostro” di prima grandezza, avremo tra le mani un testo dialettale parlato e scritto (unico nel suo genere) che sarà nel tempo pietra miliare per imparare veramente e per mantenere e conservare il nostro dialetto.
(Giancarlo Vitali per “l’addio monti”)
Andèe ilò in rive al laach, sü in-t-ól Bióon
gh’è ün barchirööl, ciamèel pó deśìich: “barche!”

IL VOTO
Una delle pagine più intense e più drammatiche del romanzo.
Lucia, rapita, si trova nel castello dell’Innominato, richiusa in una stanza con la vecchia del castello, distrutta da una giornata di terrori.
Dopo tanto pregare, dopo tanto implorare senza esito alcuno, ormai sfinita si lascia scivolare a terra, si assopisce, si risveglia per ritrovare nuove angosce, voglia di morire…
Ma Lucia ha pronta una soluzione: posso ancora pregare… E questa decisione ed un pensiero tutto nuovo le ridonano speranza.
- Chissà - pensa Lucia - che se io offro quello che al mondo ho di più caro, la mia domanda di essere liberata da questo inferno possa essere accolta…
E oppressa da un dramma più grande di lei, fa sacrificio al Signore di quel “suo” Renzo e promette di restare vergine… poveretto… per sempre.
E questa offerta, questo sacrificio estremo le dà un momento di pace.

* * *

Immagüfàde1, cói dinöc pieghèe,
él maan sü in-t-i dinöc, ól viis scondűü,
mighe indorménte ma gnaa’ desedàde
a las lagàve andà a ‘ne sücessióon
de stremìzi e de püür ch’aglié quağiàve2.
Dél völt, püsèe preśént, la regordàve
él malefìin patìi ‘n còo de quèl dì3,
dél völt, amò püsèe teroriźàde,
a la tremàve per él fantaśìi
ch’agliéi vegnìve in dòs sü in-t-ól momént
a trebülàch amò püsèe la mént.
Da témp l’ére in-té quèle sospensióon
quant ch’a las à lagàa ‘ndà ğió per tère,
quàs´i indorménte… Pó las à scrolìi:
come ciamàde da ‘ne vóos dedént
las à tràa amò in sentóor4 completamént.
Ma cós e gh’èel in giir? ‘s èel stó rümóor?”
Ma ğià, l’ére la véğe che ronfàve…
A l’ive evrüű j öc, gh’ére ün ciarìin
da mòrt: la lüm, ormài l’ére a la fiin,
la trave in giir ‘ne lüüs che berlüìve…
dès tüt al gh’ére ciàar: ól dì pasàa,
la só preśóon, la püre dól domàan…
Ma quèl trovàs dòpo tant témp quiète,
e quèl quàśi posà, quèl abandóon
ai ghé metìve in còrp ün’òltre püre
ch’a l’ive mai provàa… E ‘l ghé vegnìve,
la vöie de morì. Ma l’à trovàa
sübet ‘ne solüzióon: “Pödo pregà.”
E, insém a quèl penséer, a la sentìve
üne sperànze, ‘ne consolazióon
e l’à ciapàa la só coróne i’ maan
e las à inviàa là: - Ave Marìe… -
E maan a maan che quèle sücessióon
l’andàve inànc, quàśi las avertìve
come ispiràde da fidűce nöe,
che adès a l’ive i’ mént ‘n òltro penséer:
Chisà che se gh’avrìs vergót da dà,
se dòo in ofèrte quèl che mì gh’òo caar,
nól valarìs püsèe daa’ ‘l mè pregà?”
E la pensàve al Rénzo, poverète…
Che in-t-ól sò cöör e gh’ére in quèl momént
nóma teróor, vöie de libertàa…
L’à decedűü in-té la deśolazióon,
l’à decedűü… E la gh’à renonziàa…
Las à tornàa a mèt in dinoğióon,
có’ la coróne i’ maan, l’à vardàa ‘l céel:
- Ch’év òo pregàa tant völt Madóne mie,
che tant völt ‘m ii eidàa, che i patimént
sii béen cós e ch’aj è, che adès sii in céel,
che dèe ‘ne maan a quìj ch’è trebülèe…
Eidèem amò ‘ne völte e tirèem fò
da st’infèrno chilò e fèem tornà
da la mée mam amò, fèele conténte
e mì promèto, òo Mam, de renonzià
a quèl mè óm per és, sì, nóma tóe…
De restà vèrgin, poverèt, per sempre. -
L’à sbasàa ğió la crape e l’à metűü
la só coróne al cöl come colàne,
come consacrazióon e garanzìe.
Las à setàa ğió in tère e las sentìve
ól cöör in santa paas… Sperànze nöe…
E ‘l gh’è vegnűü a la mént quèl “domatìin”
ch’al ive dìc quèl óm, ‘l Innominàa,
e ‘l ghé parìve impégn de salvazióon.
A l’ére stràche, pòvere Lüzìe,
ormài sfenìde a sóon de tante guère5,
las ive lagàa andà ilò ğió per tère
e finalmént, al ére quàśi dì,
cól nóm de la Madóne sü in la bóche,
bèle, quiète, l’ére drée a dormì.
____________________________
1 Immagüfàde = raggomitolata
2 ch’aglié quağiàve = che la raggelavano
3 él malefiin patìi ’n còo de quèl dì = i disagi sofferti in quella
giornata
4 las à tràa amò in sentóor = si è risvegliata
5 a sóon de tante guère = a seguito di così tanta tensione