venerdì 25 marzo 2016

COME STA "L'ANTICO"?


Come è stato fatto l’anno scorso con il Comitato Giir di Mónt, facciamo ora il punto su un'altra manifestazione importante per il nostro paese: “Premana rivive l'antico”. Da fuori probabilmente non sempre si riesce ad avere il polso della situazione, non si conoscono a fondo tanti aspetti della manifestazione. Per questo abbiamo chiesto ai membri della Pro Loco di raccontarci un po’ di quello che succede dietro le quinte.

La prossima edizione sarà la nona... Qual è l'approccio alla manifestazione dopo tanti anni?
Sembra banale dirlo, ma innanzi tutto si spera nel bel tempo già con un anno di anticipo. L’aspetto meteorologico è fondamentale, e nel 2014 si è visto, purtroppo!
Siamo cresciuti come dimensioni, secondo noi siamo anche migliorati grazie all’esperienza accumulata: gestisci meglio tutti gli aspetti, suddividi meglio i compiti, deleghi di più, in modo che nei momenti salienti ti puoi concentrare meglio. Teniamo presente che si parte almeno con sei mesi di anticipo.
I primi mesi sono dedicati alla promozione, depliant in primis. Si punta sempre a fare in modo che sia disponibile entro luglio (per il giir di mónt e agosto). Marzo, aprile, maggio sono mesi in cui ci si dedica alla ricerca di sponsor, patrocini (anche per immagine e visibilità: nel 2014 avevamo, ad esempio, il patrocinio del Padiglione Italia dell'Expo), burocrazia anche pesante, ma che è necessaria. Gli aspetti relativi alla comunicazione sono fondamentali e vengono seguiti dal nostro Consiglio.
Poi si inizia a lavorare sul percorso, specialmente sulla parte bassa, che sempre necessita di manutenzione. Si tenga presente che il percorso deve essere definito per tempo, in tempo utile perché sul depliant possa essere stampata la cartina.
Spesso ci sono poi delle novità, delle aggiunte, delle migliorie "strutturali": la seriöle, nuovi tratti di sentiero, staccionate...

Cosa si fa nell'anno di "riposo"? Non sarete disoccupati...
Nell'anno in cui non c’è la manifestazione ci si occupa di aspetti particolari. L’obiettivo di quest’ultimo periodo, ad esempio, è la sistemazione della zona Fim, anche per altri utilizzi (museo diffuso, percorsi guidati). Vorremmo chiarire la situazione definitivamente, visto che è sorto qualche problema... Un altro aspetto a cui si guarda per tempo è quello riguardante l’osteria, punto sempre strategico ma anche spesso problematico. In otto edizioni abbiamo cambiato ben quattro osterie!

Vogliamo ricordare com’è organizzata la manifestazione? Quali sono le modalità di coinvolgimento del paese? Com’è la risposta di chi è chiamato a collaborare?
Ad un certo punto l’esigenza di organizzarsi meglio ha portato a coinvolgere tutto il paese tramite le varie associazioni, con l’intento di rendere la cosa più sistematica. Contestualmente è stata inserita anche la motivazione economica, prevedendo la suddivisione preventiva oltre che dei compiti anche dei proventi della manifestazione.

Il 100% del guadagno totale viene suddiviso fra tutti i soggetti associativi partecipanti (Pro Loco inclusa). Si dialoga preventivamente e si trattano anche gli aspetti economici in base alle esigenze e alle diverse necessità del momento. Ad esempio, negli ultimi anni noi abbiamo trattenuto una percentuale più alta, viste le spese affrontate per la nuova sede. Ma lo stesso è successo anche per altri soggetti. 

La rete dei collaboratori è ancora volitiva e ben disposta, e ormai non si può più prescindere da questa collaborazione. È anche un fatto di responsabilizzazione... L'interesse economico dà più responsabilità e fa sentire maggiormente l’impegno. Questa suddivisione dei compiti è ciò che ha permesso la sopravvivenza stessa della manifestazione, che altrimenti sarebbe divenuta ingestibile. Sono due le persone responsabili del percorso: Diego Pomi per la parte bassa, Pièro Frik in paese: senza la collaborazione delle associazioni in due non potrebbero di certo assumersi tale compito! Dopo diverse edizioni gestite in questo modo (la riunione in cui le associazioni fissano compiti e percentuali si fa già a febbraio/marzo) ora la cosa è nettamente migliorata, e questo ha parecchio alleggerito il nostro impegno pratico diretto.
Tra l’altro in questo modo viene risolto il problema della distribuzione dei proventi, cosa che senza una suddivisione prefissata avrebbe magari comportato qualche difficoltà (si tratta di cifre importanti...). Va comunque notato che una buona fetta dell’utile viene comunque data in beneficienza anche a chi non si fa carico direttamente di aspetti pratici lungo il percorso.

Vogliamo ricordare come è nato "l'Antico"?
A parte che per certi aspetti marginali, la Pro Loco non era coinvolta agli inizi. Si è trattato semplicemente di un gruppo di amici appassionati che nel 2003 si è organizzato (Comitato Antichi Mestieri) e si è dedicato a questa novità (per allora). Capofila era Roberto Fazzini, con Sara Ambrosioni, Diego Pomi, Stefano Gianola, Francesco Migliore, Antonio Bertoldini. Solo dalla seconda edizione nel 2004 la Pro Loco è stata coinvolta ufficialmente. Una Pro Loco con nuove leve, giovane e con grande entusiasmo; già dal 2004 si era capito che non si trattava di una cosa da prendere per scherzo.

Come si è evoluta nel tempo la manifestazione?
Nei primi anni era considerata più una festa per i premanesi. Poi via via c'è stata la svolta: si è capito che arrivava gente da fuori per vedere Premana e per ammirare questa manifestazione. Per qualcuno il fatto che qualcuno arrivava e pagava per vedere i Premanesi a fare... loro stessi... ecco... risultava sorprendente! I figuranti l’hanno capito sempre di più e sono stati responsabilizzati, anche se questo comportava magari più impegno e meno divertimento. Il paese si è interessato sempre di più alla manifestazione, ci teneva ai risultati, economici e non.

A livello di associazioni dunque l’organizzazione si è detto che va avanti bene. A livello personale invece come va? Ci sono difficoltà a trovare persone disponibili e a coprire i vari mestieri?
A livello personale, certo, c'è chi una volta ha un problema, ma in genere siamo molto soddisfatti. È sempre una grande soddisfazione e un grande incoraggiamento la disponibilità che danno centinaia di persone!
Nel 2014 è stata fatta una riunione coi giovani (classi '92/'98, presenti una cinquantina), non solo per necessità materiale, ma per coinvolgere una fascia apparentemente poco interessata. Abbiamo capito che avevano bisogno di qualcuno che assegnasse loro un incarico preciso, e si sono sentiti valorizzati. Alcuni giovani sono stati messi a tagliare legna, o a spant ledàm, (al maglio non potevano essere messi!!), e almeno hanno svolto un compito, si sono sentiti inseriti.
Nell’edizione precedente si era notato un po’ di disinteresse, erano in giro a zonzo senza precisi incarichi. L’intento della riunione era anche quello di iniziare ad affiancare giovani ad anziani per far pratica, imparare. Purtroppo già adesso dobbiamo constatare che alcuni mestieri sono scomparsi con le ultime persone che li facevano.
Ad esempio, a filare la lana di giovani non ce ne sono. Cosa succederà fra qualche anno? Questo è un grosso problema. Si è chiesto ai giovani di provare, ma da questo punto di vista il futuro rimane un punto di domanda. Quello che ha sempre fatto la differenza rispetto ad altre manifestazioni analoghe, è che qui i mestieri vengono svolti da persone che non "recitano", ma li svolgono abitualmente. Per il futuro riusciremo a continuare così? Ci sarà qualcuno capace, ad esempio, di forgiare al maglio tra qualche anno? Questo è un grosso interrogativo.
Bisogna fare appello a giovani e vecchi per trovare un modo di incentivare questo affiancamento. Il museo per la verità già qualcosa ha fatto: canto, costume tradizionale, cucina (un successone!).
Ad ogni modo pensiamo che la manifestazione abbia già salvato molti aspetti che si sarebbero altrimenti persi (costumi, canto, luoghi, case). Lo stesso gruppo dei coscritti, oggi con molti impegni, è sostanzialmente nato dall'"Antico"!

Avete individuato qualche criticità?
Il pericolo col passar degli anni è quello di curare meno la qualità e gli aspetti storici (es. pojat, piazzato "per forza" in un luogo non adatto), esponendosi al rischio che l’"esperto" di turno, magari un giornalista, trovi delle pecche. Purtroppo devi accettare qualche compromesso. Costumi: non si smette mai di fare raccomandazioni ma qualcosa nella massa sfugge sempre. Dovrebbe prevalere il buon senso e il fidarsi di chi ne sa di più. Nelle case in parte è già così: i più esperti o le più esperte hanno voce in capitolo e a volte si prendono l’onere di fare qualche richiamo; poi qualcuno che fa di testa propria magari rimane.
Capita talvolta che i problemi nascano da parte di chi non è inserito nell'organizzazione, dalle "comparse" che non sono organizzate da nessuno e che purtroppo non partecipano alle riunioni preparatorie.
È importante che i figuranti capiscano che non sono in festa per due giorni; fuori orario di manifestazione sì, ma nell’orario serve impegno e dedizione al ruolo. Le cadute di stile fanno sempre un danno alla manifestazione. D’accordo che tutti si prestano gratuitamente, ma bisogna comunque mantenere il senso del limite e un certo decoro: non vogliamo essere bacchettoni, ma questo aspetto è cruciale. Siamo comunque convinti che rispetto ai primi anni sia molto migliorato questo aspetto (anche perché abbiamo anticipato l’orario di chiusura della “festa” per il sabato sera).

Capita anche di trovarsi davanti a iniziative individuali, non concordate con l’organizzazione, che a volte hanno dell’assurdo. Non è che in quei due giorni uno può prendere le prime due cose vecchie che ha in casa, sbatterle in vetrina o lungo la strada e scriverci quello che gli pare... L'ambientazione è indicativamente fra le due Guerre Mondiali: le cose degli anni Sessanta non c’entrano nulla! E invece è capitato un episodio simile e, quando succede, l’organizzazione ci fa una brutta figura: puoi fargli sapere il tuo disappunto, ma non puoi vietare niente!
A volte si rimane improvvisamente "a piedi" per case che ti davano e poi non più, magari dopo grandi lavori di sgombero di cui ci siamo curati noi... Legittime scelte ma a volte lasciano un po’ in difficoltà... Poi però queste difficoltà vengono ampiamente compensate da manifestazioni di disponibilità che lasciano senza parole.
Non è che si sta puntando solo al risultato economico, però non si può nemmeno arrivare ad un’eccessiva pignoleria che scoraggerebbe molti e ridimensionerebbe la manifestazione (e pure... l’incasso!). Quante volte abbiamo comunque fatto scelte antieconomiche! Ad esempio si potrebbe vendere la minestra al past (té vendaréset daa' él brasch!!), ma non lo si fa. In Casnèe invece si vende da mangiare e da bere, ma prima di tutto è un’esigenza dei visitatori, e in secondo luogo è chiaro che non è una ricostruzione storica ma puramente un punto di ristoro.
Teniamo presente tuttavia che i maggiori complimenti non vengono fatti sui dettagli, ma sull'atmosfera, sul contesto, sul canto, sul grande movimento, sulla spontaneità, sull'ambiente in generale (anche se poi c'è qualche cotóon mal portato...). E a noi premanesi il creare questo contesto riesce terribilmente bene, in ogni occasione! E da fuori, questo si nota e viene apprezzato.

Noi ne abbiamo parlato qualche volta in redazione: siamo convinti che la cura della qualità sia imprescindibile, pur senza arrivare alla pignoleria assoluta. È un percorso graduale... Forse si può rinunciare a qualche aspetto "quantitativo", e anche ridurre l’estensione della manifestazione, ma bisognerebbe fare in modo di ridurre al minimo gli "inciampi" che una realtà così grande può comportare. Per 99 persone che si bevono tutto quello che vedono, ce n'è uno più competente che coglie anche i dettagli, e magari ti stronca con un articolo critico su una rivista... Sappiamo che è una preoccupazione anche vostra, da sempre: il rischio della mascherata è dietro l'angolo!
Lo raccomandiamo sempre, e sempre con maggiore convinzione, visto che negli anni qualche situazione imbarazzante si è creata. Bisogna anche dire che queste cose si dicono sempre anche alle varie riunioni preparatorie, che purtroppo sono poco partecipate, o meglio, lo sono da parte delle persone che... ne potrebbero fare a meno, e non da parte di chi avrebbe bisogno, diciamo, di un po’ di formazione. Alle riunioni plenarie intervengono sempre poche persone, dovrebbe arrivare tutto il paese!! (Scrivetelo!)
Bisogna anche dire che spesso mancano proprio i vestiti, e pur di partecipare qualcuno si butta addosso quello che capita. Oppure parliamo di accessori, rossetti, piercing, scarpe da tennis col cotóon, capelli con acconciature completamente fuori luogo. Poi è difficile fare osservazione. In fin dei conti ognuno è libero di andare in giro come vuole, non sono previste autorizzazioni preventive... Basterebbe un briciolo di buon senso e capacità di ascoltare qualche buon consiglio.

Ci sembra da sempre evidente il problema degli abiti per ragazzi e, soprattutto, ragazze, sotto i 14/15 anni, che non portano (non devono portare!) il cotóon. Si vedono in giro ragazzine agghindate come spaventapasseri a volte...
Vero! Non possiamo che confermare e invitare di nuovo tutti a informarsi e prepararsi per tempo, senza improvvisare ma chiedendo anche a chi ne sa di più. Noi cerchiamo di chiedere sempre di più, per ottenere una manifestazione di qualità sempre maggiore.

Noi ultimamente siamo diventati un po’ più attenti anche per via del film (Il Mattino sorge ad Est) per i cui costumi è stata dedicata un'attenzione maniacale... Detto dei problemi a vestire i giovanissimi, anche per gli adulti c'è qualche problema... Se per le donne non si può pretendere che tutte abbiano il cotóon da la fèste e da la vegnodì, (al massimo si tratta di perfezionare "come" lo portano, nei dettagli) gli uomini invece secondo noi stanno facendo diventare abituale una tenuta che proprio esatta non è: pantaloni "a la ragno", stretti sotto il ginocchio, e camicioni a quadri colorati, blu, rossi, verdi (la classica "Carlo Mauri"!), fuori dai pantaloni. Se si guardano un po’ di fotografie dell'epoca, si può ben vedere che le camicie erano sempre a tinta unita, quasi sempre chiare, senza colletto, c'erano dei gran gicaréi, giacche, e pantaloni larghi, o fino alla caviglia, oppure con lo sbuffo sotto il ginocchio, ma larghi! Non è difficile adattare vestiti, anche di oggi o comunque di venti/trent'anni fa! A poco a poco andrebbe introdotto un "codice" del vestiario. Probabilmente in tanti "sbagliano" in totale buona fede, e con le indicazioni giuste si potrebbero fare dei passi avanti.
Siamo disponibili ad accogliere tutti i suggerimenti del caso, anche in base all’esperienza che avete fatto per girare il film. Poi... se troviamo qualcuno che impara a battere al maglio, non faremo certamente gli schizzinosi perché mette la camicia scozzese!

Noi crediamo che si sentirà ancora più valorizzato perfezionando il suo costume... La ricerca della qualità non crediamo che sia accolta solo come pignoleria, ma anche come stimolo al miglioramento... Poi qualche compromesso bisognerà accettarlo.
Raccontateci ora qualche aneddoto...
Edizione 2014: tempo pessimo. Verso mezzogiorno i figuranti della parte bassa sono stati lasciati tutti liberi di tornarsene a casa (pur se tutti disponibili a rimanere, ben inzuppati). Arriva la notizia che è crollato un bel tratto di sentiero che porta in paese. Cosa si fa? Proviamo o non proviamo a sistemarlo?
Si decide di intervenire. Cinque, sei telefonate ("mighe proprio... gentilìsim...!") alle persone giuste, e in mezz’ora sono arrivate settanta persone disponibili all’intervento. Quasi commovente. Facciamo meno fatica a trovare gente disposta a fare lavori pesanti sotto l’acqua, che all’assemblea belli al caldo!
Sempre nel 2014, abbiamo il magone per il brutto tempo... Tutti quelli che incontravi ti consolavano: "L'è mighe cólpe vòse!!".

Nel 2012, verso settembre (con pochissimo anticipo dunque), iniziano i lavori per recupero seriöle (se avessimo saputo a cosa stavamo andando incontro, chissà se avremmo iniziato... Va beh!). Tutte le imprese edili di Premana erano giù a lavorare fianco a fianco, gratuitamente. Anche altre ditte, oltre al tempo, hanno reso disponibili i loro mezzi, senza chiedere nulla in cambio. Una grande collaborazione offerta con disponibilità e spontaneità... Se non sono positività queste... È quello che più di ogni altra cosa spinge ad andare avanti.

Quali sono i principali problemi pratici/logistici?
Il primo problema da affrontare ogni anno riguarda la quantità degli alimenti da comprare, con l’obiettivo di non rimanere senza, ma anche quello di non sciupare... Nel 2014 il sabato è avanzata una montagna di pane (ma la domenica, con le salsicce abbrustolite, anche il pane del giorno prima è andato bene...).
Altro aspetto impegnativo è la gestione dei bus-navetta. Difficile stimare quanti ne sono necessari nei vari momenti, importante definire attentamente i percorsi, sempre complicato trovare chi sia disponibile a fare da guida/accompagnatore...
I bar-ristori nelle prime edizioni li curavamo direttamente, ma via via la gestione è stata interamente delegata, e non ce ne interessiamo più.

La cadenza biennale è una scelta confermata?
Confermatissima! Stiamo valutando se sarebbe possibile renderla "rimandabile" di una o due settimane in caso di brutto tempo, ma c’è l’enorme problema della comunicazione. Difficile riuscirci...

Nel 2015 durante il weekend dell'"Antico" c'era un tempo bellissimo, e i commenti sulle bellissime condizioni si sprecavano, e non solo al nostro interno... Solo per dire quanto questa manifestazione faccia ormai parte di noi e del paese... Se ne parla anche quando non c'è (ed è pure arrivato qualcuno a vederla!!).

Andiamo verso la conclusione...
Innanzi tutto vi diamo la notizia che noi aspettiamo sempre che nuove forze si aggiungano alle nostre, o per entrare in Pro Loco, o dando anche solo una mano per l'"Antico"... c'è già un gruppo di persone che lavorano solo per questo, è come se ci fosse un comitato "di fatto", non ufficiale! L’arrivo di nuove persone è sempre un bene. Ormai noi abbiamo acquisito un certo modo di fare, abbiamo determinate convinzioni, a torto o a ragione, ma non è detto che le nostre idee e strategie siano le uniche possibili e siano sempre vincenti, e anche le critiche, purché costruttive, portano sempre un valore aggiunto.
Concludendo, diciamo che sì, l'organizzazione è pesante e impegnativa, ma è anche divertente, stimolante, coinvolgente. Si creano contatti, amicizie, si lavora in gruppo volentieri: questo è l’appello e l’incoraggiamento che vogliamo fare al termine di questa chiacchierata: giovani, buttatevi!
Rimane fondamentale che, sia prima che durante la manifestazione, chi si dà da fare si possa anche divertire, stia bene in compagnia, e questo accade in qualsiasi realtà associativa e non. Quando si fanno le giornate di lavoro a Giabbio, alla fine dei lavori si fa un po’ di festa, si mangia e si beve qualcosa insieme... Questo è positivo, aumenta il coinvolgimento, gratifica. I premanesi hanno ancora una forza grande, forse solo nostra, che è quella di saper lavorare insieme, senza tornaconto personale: è un valore da non perdere.


Il Corno vi scrive...

Ciao a tutti,

è il vostro giornale “Il Corno” che vi parla; scusate il tono confidenziale ma oggi ho deciso di fare quattro chiacchiere con voi, miei amati lettori. Siamo già al primo numero del terzo anno, dopo il mio cinquantesimo compleanno, traguardo che in generale rappresenta un obiettivo importante per ogni istituzione, ma che, come ricorderete, per me è stato segnato soprattutto dalla scomparsa prematura del mio caro direttore. Il Toni Bellati; come certo saprete, ha diretto la mia pubblicazione fin dalla nascita nel 1964, nell’ambito parrocchiale del circolo giovanile, con un gruppo di coetanei, con storie di vita e istruzioni diversi, ma tutti desiderosi di esprimere le proprie idee, sempre nel rispetto dei valori cristiani. In mezzo secolo mi hanno fatto crescere e non solo di volume, ma soprattutto di contenuti, analizzando di volta in volta le varie vicende della vita del nostro paese, raggiungendo negli anni, perdonatemi un po’ di orgoglio, un certo spessore per Premana e per chi con questo paese ancora si identifica.

La scomparsa del Toni ha inevitabilmente lasciato un senso di smarrimento per tutti coloro, a cominciare dai suoi familiari, che da sempre hanno collaborato con lui nei vari impegni della vita del paese e per la sua grande passione per le tradizioni di Premana; vuoto del quale, forse, non ci siamo ancora bene resi conto.

Da subito, dopo la sua scomparsa, i miei redattori, capitanati dai suoi familiari che più di tutti conoscevano le varie fasi organizzative, si sono sentiti in dovere, forse anche sull’onda dell’emozione, di non interrompere la mia pubblicazione. Per far questo si sono dati da fare, assumendosi tutti maggiore impegno, dividendosi i vari compiti, con l’aiuto dei sempre più moderni strumenti tecnologici, e di fatto stanno continuando egregiamente, con risultati di tutto rispetto (il numero di Natale ne è la dimostrazione), anzi, come avrete notato, con delle novità e migliorie che spero facciano piacere a voi lettori.


Tutto a posto dunque? Eh, non proprio tutto!! C’è ancora qualcosa che non va… e mi sembra giusto condividerlo con voi.

Inutile negarlo... Ci sarebbe il bisogno di identificare in redazione una figura trainante (chiamatelo caporedattore, chiamatelo direttore, non è un problema di termini...), che abbia il carisma, la disponibilità e le capacità necessari; che sia "l'anima" del giornale. In questi tre anni del "dopo Toni" i redattori si sono arrangiati, anche bene tutto sommato, ma la situazione è tutt'altro che definita e stabile.

C’è poi da tener conto che da anni i redattori sono sempre quelli, nonostante più volte si sia fatto appello a giovani, studenti ecc. in merito alla possibilità di prendere parte alla redazione, ma purtroppo ben pochi hanno provato e tenuto duro; non è necessario niente di trascendentale, solo un po’ di buona volontà per trovarsi, chiacchierare, discutere, esprimere un parere, in un rapporto schietto, che sicuramente favorisce la comunicazione, in un periodo dove, complici i social media, ci sono sempre meno rapporti tra le persone; inoltre poi, chi se la sente, ha la possibilità di scrivere qualche articolo, ripagato con l’orgoglio di veder pubblicato un pezzo, oltre che di aver contribuito a un’opera per il bene di tutti. È indispensabile, perché possa continuare ad essere un giornale al passo coi tempi, che ci sia un certo ricambio nei vari elementi della redazione; l’ingresso di forze giovani inoltre contribuirebbe ad avere maggiormente sott’occhio i problemi nuovi e futuri con cui anche Premana si troverà, prima o poi, a fare i conti (lavoro, immigrati, problemi sociali ecc.).

Sicuramente poi sarebbe un banco di prova per far emergere dei redattori con particolari aspirazioni giornalistiche che in un futuro potrebbero giovare anche professionalmente. Mi sembra che sia un’occasione da non sottovalutare per tanti studenti!

Perché vi dico queste cose? Non perché io creda che queste mie confidenze portino chissà quali cambiamenti, e nemmeno ho lo scopo di farmi compatire. Sapete com'è... Quando uno ha dei pensieri in testa fa fatica a tenerli per sé e ha voglia di aprirsi agli altri. Gli altri siete voi, cari lettori, e anche se negli ultimi tre anni avete continuato a leggermi e a sostenermi, sappiate che comunque la pubblicazione di ogni mio numero non è affatto una cosa semplice, e non è così scontato che prosegua a oltranza. I problemi da risolvere insieme sono il ricambio generazionale, la necessità di nuove idee e di nuove forze tra i miei redattori, il bisogno di qualche novità che porti nuovi stimoli, il desiderio di una maggiore collaborazione da parte di tutti nel portare notizie, curiosità, fotografie (a volte mi tocca trascurare degli eventi solo perché i redattori non ne sono a conoscenza, e nessuno me lo fa sapere...).

Ecco, cari lettori, ho solo voluto aprirmi a voi con la massima trasparenza per confidarvi le mie preoccupazioni, i miei dubbi…

Ad ogni modo i miei fedeli redattori un altro anno l'hanno iniziato... Poi staremo a vedere!

Grazie dell’attenzione e…

Buona Pasqua a tutti!


Il Corno